Quella “piccola letteratura”, racconto della provincia italiana

Gialli storici come quelli di Luca Viozzi sono sempre più preziosi per garantire una narrazione a territori ormai finiti fuori dai radar dei media mainstream.

Nei giorni sono finalmente riuscito a leggere il primo dei due romanzi scritti da Luca Viozzi, secondogenito della mia compianta cugina Ersilia. Delitto sotto le torri (2021) è un thriller alla Dan Brown davvero appassionante in quanto a ritmo, colpi di scena, caratterizzazione dei personaggi – in primis, ovviamente, il commissario Filippo Salviati. Il caso è quello di un facoltoso architetto ascolano assassinato assieme all’amante in una pensioncina di San Benedetto del Tronto dopo essere venuto in possesso di un codice segreto ma, soprattutto, qualche anno dopo aver denunciato il sistema di tangenti che aveva inquinato il sistema politico-imprenditoriale locale.

Fantasia, trama avvincente, ma anche tanta storia, nei romanzi di Viozzi, che negli scorsi mesi è approdato in libreria, sempre per Giaconi Editore, con il suo secondo romanzo, Il terzo segreto – Delitto sotto le torri 2 (2023). Ovviamente, la storia alla base dei due gialli è quella dei luoghi nei quali le avventure del commissario Salviati sono ambientate, in particolare Ascoli e, più in generale, le Marche meridionali, l’Umbria, il Centro Italia.

Luca Viozzi intervistato da Samantha Lombardi di Web Live TV.

E qui vengo alla mia tesi, suffragata dal fatto che Luca Viozzi è il secondo parente-scrittore locale che scopro di avere. Prima di lui, era stata la volta di mio cugino Mario Farinelli con Uomo di cristallo (2015), romanzo “alla Piero Chiara”, come ha avuto modo di scrivere lui stesso, ambientato a Teramo, e Tigre di carta (2023), storia della caduta e della resurrezione, della perdita e della riscoperta dell’amore di una grande signora pescarese. Ascoli, San Benedetto del Tronto, Todi, Teramo, Pescara, luoghi a me cari, che visito quasi ogni estate: una settimana, dieci giorni, e poi non ne so più nulla per un anno intero. Perché è quella piccola provincia italiana che mi sembra un po’ sparita dai radar dei media mainstream: ci torna solo in occasione di gravi fatti di cronaca nera o dissesti idrogeologici e in pochi altri casi. Ecco allora che uno dei grandi meriti della “piccola letteratura” regionale (e dei suoi piccoli editori) è anche quello di riportare i riflettori sull’Italia, non quella delle polemiche politiche, delle visite del ministro o del vertice internazionale, ma quella dei mille Comuni e delle piccole botteghe, dei dialetti e dei campanili. E questo vale anche per i romanzi di genere come quelli di Viozzi, se è vero, come è vero, che il giallo è il racconto della società, come ha sottolineato recentemente anche un grande giallista “di provincia” poi assurto a campione della categoria quale Massimo Carlotto.

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